Roberto Anzalone è stato un grande sindacalista ed un grande uomo.
L’ho seguito da vicino negli anni novanta fino al 2006 come Addetto alla Presidenza Nazionale e posso testimoniare con estrema sincerità l’acutezza di mente, l’abnegazione per il suo lavoro di medico e di sindacalista e l’adamantina onestà.
Alcuni esempi mi sono rimasti nella mente e non si cancelleranno mai.
Quante volte ai tavoli ministeriali, durante le trattative per il rinnovo della convenzione dei medici di famiglia poi diventati medici di medicina generale, l’unico che si batteva come un leone contro la parte pubblica, ricordo i ministri della sanità dell’epoca Guzzanti, Bindi, Veronesi, era Roberto Anzalone. Gli altri esponenti sindacali, non voglio fare nomi per non essere querelato per diffamazione, sembravano partecipare ad una sceneggiata già concordata nei minimi particolari, con un finale già scritto con reciproca soddisfazione dei partecipanti, tranne Roberto.
Dopo l’attentato di Prima Linea con relativa gambizzazione (fratture ossee con novanta giorni di prognosi), successe anche ad un altro grande italiano di nome Indro Montanelli, solo Roberto Anzalone poteva rifiutare uno scranno in Parlamento come senatore di un collegio di Milano Centro!
Preferì invece continuare a svolgere la sua professione di medico di famiglia e continuò come sindacalista a difendere la categoria dei medici senza l’ingordigia di tanti colleghi che hanno barattato o cercato di barattare, senza successo, la difesa della categoria per un posto al sole, leggi deputato, senatore, membro di governo o sottogoverno.
Continuo a non far nomi per non incorrere in eventuali denunce e per non dimenticarne qualcuno, ma se uno ha buona memoria può ricordare.
Roberto diceva che chi difende la categoria medica non deve immischiarsi nella politica partitica per non tradire la categoria in cambio di vantaggi personali. Aveva perfettamente ragione. Lo stiamo pagando tutti i giorni sulla nostra pelle.
E come non ricordare i viaggi serali in vagone-letto da Milano a Roma per non gravare troppo sulle casse del sindacato rifiutando un ben più comodo e rilassante soggiorno romano? E i panini mangiati in piedi anziché un gradevole pranzo in un buon ristorante romano, come non ricordarlo? Ora chi mai lo farebbe? Altri tempi.
Insignito dell’Ambrogino d’oro ,massima onorificenza meneghina, dal sindaco Moratti, negli ultimi anni Roberto Anzalone capì che la nostra categoria, a causa di scelte politiche sbagliate avallate da altre sigle sindacali, (infatti solo lo Snami non firmò la convenzione nazionale del 2004), doveva subire lo strapotere della parte pubblica e della politica ad essa collegata.
La convenzione di medicina generale firmata dall’allora ministro della sanità Aldo Aniasi del 1983 che raddoppiò la quota capitaria di ogni medico, era ormai un pallido ricordo. E siamo tutti certi che Roberto Anzalone, come Presidente Nazionale Snami e come medico milanese, fu determinante per quel successo straordinario ed irripetibile.
Termino con una nota di pessimismo dicendo che persone come Roberto Anzalone purtroppo non esistono più.
Certi valori testimoniati dall’esempio di una vita onesta e coerente fino in fondo senza compromessi dettati dall’interesse personale rimangono ad esempio delle generazioni future.
Roberto Anzalone era un uomo libero con la schiena diritta.
Che la terra TI sia lieve, Roberto.
Guido Venturini